Vittime e carnefici


Giulio Cesare Giacobbe nel suo libro "Come smettere di fare la vittima e non diventare carnefice" mi ha fatto ridere da matti, dicendo cose di per sè molto semplici e molto vere.
E forse proprio per il fatto che sono semplici e vere, sfuggono alla nostra mente con una velocità sorprendente.
Vi riporto un estratto del libro. Un passaggio che, quando lo avevo letto, mi aveva fatto tornare con la mente ai miei primi contatti con il Feldenkrais.
All'epoca ero io che cercavo di fare la vittima con me stessa.
Un'attitudine che credo si coltivi con così tanta cura e attenzione che rischia alle volte di diventare parte di noi.
Ecco come Giacobbe ci propone di comprendere il problema.

[NdR: l’autore ha appena terminato di dimostrare con l’esempio del colpo di pistola che entra accidentalmente dalla finestra mentre tu sei seduto sul cesso e ti fa secco, che
le vere vittime sono quelle dove il carnefice è uno sconosciuto, se lo conosci, se lo vedi in faccia, allora è un falso carnefice]
 
A un semaforo un’auto frena di colpo davanti a un autobus, che la tampona.
Tu sei sull’autobus e a causa della frenata la vecchiettà dietro di te ti infilza con l’ombrello.
Tu le strappi l’ombrello di mano e glielo rompi sulla testa.
Ce ne sono abbastanza qui, di vittime e di carnefici, per i tuoi gusti?
Analizziamo il caso.

Catena funzionale vittime-carnefici dell’evento
1° carnefice
il semaforo
1° vittima
l’automobilista

2° carnefice
l’automobilista
2° vittima
l’autista dell’autobus

3° carnefice
l’autista dell’autobus
3° vittima
l’automobilista

4° carnefice
l’autista dell’autobus
4° vittima
la vecchietta

5° carnefice
la vecchietta
5° vittima
tu

6°carnefice
tu
6°vittima
la vecchietta

Come vedi tutti possono fare le vittime e tutti possono fare i carnefici anche all’interno dello stesso evento.
(…)

[NdR: l’autore procede nello sfatare ogni vittima e ogni carnefice, dimostrando di volta in volta che chi si sente vittima, in realtà non ha subito un torto, ma ne è stato la causa con il suo comportamento]

Quarta combinazione:
4° carnefice
l’autista dell’autobus
4° vittima
la vecchietta

ma la vecchietta è davvero una vittima dell’autista dell’autobus che ha frenato di colpo?
No.
Lo è di se stessa che non ha provveduto a tenersi saldamente in caso di frenata.
Cosa che sull’autobus bisogna sempre fare.
Certo che se va sguainando l’ombrello alla ricerca di una vittima da infilzare, non ha ne’ la possibilità materiale ne’ il tempo, di tenersi da qualche parte.
Ma la colpa è solo sua.
Quindi anche nella quarta combinazione la vittima e il carnefice sono la stessa persona.
La quarta combinazione diventa:
4° carnefice
la vecchietta
4° vittima
la vecchietta
Quinta combinazione:

5° carnefice
la vecchietta
5° vittima
tu

Tu, di chi sei vittima?
Della vecchietta che ti pianta l’ombrello nelle costole?
Lo so che ti piacerebbe dire di sì.
A tutti piace un po’ fare la vittima per farsi compatire.
Ma ancora un volta tu stesso, sei il tuo carnefice, non la vecchietta.
Scusa, ma vedi una vecchietta con l’ombrello sguainato e tu ti ci vai a mettere proprio davanti?
Con la punta metallica acuminata puntata proprio contro le tue costole?
Ma allora sei scemo.
Mi dirai: ma l’autobus era pieno e non avevo altri posti in cui mettermi.
Risposta sbagliata.
C’è sempre, un altro posto in cui mettersi su un autobus, anche quando è pieno.
Basta chiedere permesso e portarsi in un’altra postazione, al riparo dall’ombrello della vecchietta.
Mi dirai: se tutti facessero così, la vecchietta rimarrebbe isolata in un angolo dell’autobus.
E’ esattamente quello che si merita, la vecchietta.
A una vecchietta che va sugli autobus con l’ombrello sguainato e puntato davanti a sé come un fioretto pronto a infilzare il malcapitato il minimo che le può capitare è proprio quello di rimanere isolata in un angolo e guardata a vista.
Ma se la vecchietta mi capita alle spalle senza che me ne accorga, allora in questo caso posso essere una vittima?
Anche questa volta, la risposta è no.
Solo un cretino o un nevrotico perduto nelle proprie seghe mentali si muove sugli autobus senza guardarsi intorno.
Sugli autobus e sulle metropolitane ci trovi di tutto.
Dai borseggiatori ai musicisti che non hanno mai studiato musica.
Dai cantanti stonati ai predicatori folli.
Dai questuanti che non se ne vanno finchè non hai pagato l’obolo alle vecchiette maestre di scherma con l’ombrello.
Devi, guardarti attorno.
Fa parte delle elementari misure di sicurezza e di autoconservazione.
E’ come se mi dicessi che ti consideri una vittima perché aggirandoti nella giungla ti ha morso un serpente o sei stato assalito da una tigre.
E cosa ti aspetti di trovare, in una giungla?
Un carrettino coi gelati o un distributore di giornali?
Quindi ancora una volta sei tu, il carnefice.
La tua imprudenza.
La quinta combinazione diventa allora:

5° carnefice
tu
5° vittima
tu

(…)
Cosa deduciamo da questa analisi?
Che se diventiamo vittime i carnefici non sono gli altri, ma noi stessi.
(…)

[pagine 48-55 edizioni mondadori]