Anatomia esperienziale

Durante le lezioni di Metodo Feldenkrais, ogni allievo può trarne ciò che gli serve. Perciò ci sarà chi verrà per rilassarsi, chi per imparare ad alzarsi da terra con più facilità, chi per ascoltare il proprio corpo con maggior attenzione e scoprire la struttura anatomica dello scheletro.

In questo senso mi è parso interessante citare un argomento che mi è stato proposto da un'allieva proprio in questi giorni: l'anatomia esperienziale.
Lascio la spiegazione alle parole di Jader Tolja, prese dall'introduzione del libro di A. Olsen.


Quando si studia anatomia nel modo classico, questa non viene mai sperimentata direttamente dall’interno, ma sempre tramite intermediari: libri, modelli, pazienti.
Dopo aver completato un corso di laurea in medicina, chiunque è in grado di spiegare esattamente la struttura di un fegato, illustrarne le funzioni e le interrelazioni con altri organi. Quasi nessuno però si occupa del fatto che il fegato si può anche “sentire”, come esperienza viva e attuale.

A livello culturale, è interessante notare come questo aspetto venga completamente rimosso, e con esso anche la possibilità di rendersi conto di ciò a cui involontariamente si rinuncia. E’ come se l’anatomia esperienziale rappresentasse, quindi, la faccia dimenticata dall’anatomia cognitiva. Non a caso i latini utilizzavano due verbi per esprimere il concetto di ’sapere’: gnosco e sapio; il primo si riferiva a una comprensione intellettuale, mentre il secondo proveniva da una radice che significava “gustare”, “assaporare”. In realtà, nonostante i due aspetti siano complementari e non si escludano reciprocamente, alle discipline che “gustano” l’anatomia, come per esempio la danza, manca un referente cognitivo sistematico e, viceversa, all’anatomia tradizionalmente intesa manca il ’sapore’.
Rendersi veramente conto che ogni componente anatomica è presente nel corpo e che, essendo viva, può essere accessibile per via esperienziale rappresenta, per chi riesce a coglierne tutte le diverse implicazioni, una profonda rivoluzione nel modo di pensare a se stessi. Se si considera, infatti, che focalizzando I’attenzione all’interno del corpo cambiano anche lo stato di coscienza, il modo di pensare, il livello di percezione, la qualità del movimento, della voce e del respiro, si possono intravedere alcune delle molteplici possibilità. che si prospettano con questa esplorazione.
Bonnie Bainbridge Cohen è la persona che più di altre ha contribuito a un processo di organizzazione di queste esperienze, integrandole poi nelle forme della scienza biologica occidentale. Bonnie, insieme con i suoi collaboratori, ha infatti passato gli ultimi venti anni a riesplorare sistematicamente il corpo per verificare i rapporti tra l’anatomia cognitiva e l’esperienza personale, al fine di ritrovare con quest’ultima gli enunciati della prima, ma soprattutto rivisitare determinate concezioni anatomiche alla luce di elementi esperienziali. A questo proposito, un esempio pratico e banale è rappresentato dalle ossa della testa e del bacino che vengono studiate su modelli veri o artificiali dove sono completamente saldate tra loro. E’ ovvio che il fatto di avere un cranio e una pelvi composti da ossa libere di muoversi indipendentemente le une dalle altre comporta possibilità diverse e a vari livelli, mentre, se li pensiamo strutturati monoliticamente, automaticamente diventeranno tali per la nostra incapacità di comprenderne le altre potenzialità.
Privo di preconcetti, questo lavoro è il risultato di informazioni provenienti da scuole sia occidentali (come’ per esempio, i lavori di Mabel Todd) sia orientali.
Noi pensiamo con il nostro corpo e quando utilizziamo, per esempio, tibia e perone come se fossero un unico osso, subiamo anche dei condizionamenti a livello di pensiero, di rapporto emotivo con gli altri, di percezione della realtà e dello spazio. Se questo per un atleta o una danzatrice può significare muoversi in una maniera completamente diversa, per tutti comunque vuol dire modificare il proprio modo di pensare e di rapportarsi. Dal momento che i processi psichici sono basilarmente simbolici e che il simbolismo è profondamente radicato nel corpo, lo stato di quest’ultimo determinerà 1′emergere di un determinato tipo di simbolismo. Alcune storie appartengono solo a certi corpi, per cui, con, un lavoro di questo tipo’ non cambia solo la fisiologia ma anche il livello simbolico, fantastico e psicologico di chi lo sperimenta.
Tramite l’anatomia esperienziale possono essere esplorati i sistemi osseo, muscolare, legamentoso fasciale, endocrino, nervoso, oltre alla pelle, all’adipe ed ai vari organi e fluidi che costituiscono l’organismo. Ma basta pensare alla facilità con cui è reperibile una riproduzione o un modello dello scheletro rispetto, per esempio, a quelli del sistema linfatico o del sistema fasciale, che nella nostra cultura rimangono “sistemi-ombra” per comprendere come in realtà è proprio nella conoscenza ed esperienza di tali sistemi che abbiamo i margini più ampi per sviluppare il nostro potenziale personale e collettivo.