Il lato maschile del Metodo Feldenkrais

Mi sono sempre chiesta perchè ci fossero più donne che uomini alle lezioni di Metodo Feldenkrais.
In questi giorni, riorganizzando i materiali presenti nel sito, mi sono accorta che l'etichetta "uomini" riuscivo a darla a ben pochi contenuti.
La maggior parte degli argomenti era tarata per il pubblico femminile.
Mi sono sentita un po' razzista nei confronti del genere...

Forse nell'idea che ho di loro, gli uomini sono condizionati a doversi occupare del proprio corpo per renderlo più forte, più solido, più pronto a reagire di fronte a situazioni impreviste.
Quindi, sentire di fare fatica, sudare, percepire lo sforzo e l'affanno, diventano degli strumenti per capire quanto si è "lavorato", mentre le condizioni che non presentano queste caratteristiche, non faranno ottenere risultati.
Eppure in tutte le discipline, che siano sportive o di combattimento, è sempre presente un aspetto molto importante: l'attenzione per la precisione, la forza e la velocità del movimento.
Non si può essere precisi se non si è dentro il proprio corpo. E come tutti sanno per imparare bene a fare un movimento bisogna scomporlo in movimenti più piccoli, farlo più lentamente all'inizio, aumentarlo di potenza ossia migliorarlo tecnicamente.
Non ci hanno mai messo davanti a un foglio bianco e ci hanno detto "scrivi!" senza insegnarci l'ABC.

Questo vale anche quando giochiamo a calcio, quando andiamo a correre al parco, quando camminiamo per strada diretti al supermercato.
I nostri muscoli (che siamo "noi") si adattano all'azione che (noi) ci proponiamo e condizionano l'uso che facciamo del (nostro) scheletro. Tutto su misura! la nostra.
Se però ci siamo abituati, nel corso di una vita, a contrarre o irrigidire alcune parti del corpo, è utile apprendere di nuovo strade più precise per allineare le ossa attraverso le articolazioni.
Così da rendere il movimento più pulito, più preciso, più delicato, più potente, più virile, ma... con minor sforzo, in qualunque momento della giornata.